lunedì 24 novembre 2008

Uomini di cuore... "Amanda"

Come promesso eccoVi in anteprima il racconto scritto da me:

Amanda

È una tiepida mattina di dicembre, mancano pochi giorni a Natale, i bambini sono all’Asilo e mia moglie è uscita a comprare gli ultimi regali da mettere sotto l’albero. A casa c’è un’insolita quiete. Fuori nevica e i miei pensieri si perdono nell’orizzonte guardando quei candidi e soffici fiocchi cadere sui tetti delle case vicine. Improvvisamente mi viene in mente l’inverno, ormai lontano, dell’anno 1993. Ero venuto a Rovereto da La Spezia per prendere servizio nella storica Manifattura Tabacchi. Il primo giorno del mio lavoro fu il 23 dicembre e proprio quel giorno, quando mi svegliai, Rovereto era una città tutta bianca. L’immagine di allora era simile a quella di oggi. Ma oggi il veder cadere quei teneri fiocchi mi trasmette una sensazione di tranquillità straordinaria, sensazione che non avevo assolutamente quando arrivai a Rovereto per la prima volta, forse perché ero giovane, ancora inesperto della vita e incerto su ciò che essa mi avrebbe preservato. All’età di 22 anni non è stato facile abbandonare la famiglia, gli amici e tutti i luoghi a me cari per trasferirsi in una città di cui non conoscevo assolutamente nulla.
Per fortuna non sono una persona che si perde d’animo e, frequentando sia l’Università a Trento che la Parrocchia, strinsi le prime amicizie. E così un amico mi invitò ad una festa di carnevale nella Parrocchia di S. Caterina il 15 febbraio (ricordo ancora la data…). Accettai subito.
Nel fine settimana precedente la festa andai a far visita ai miei genitori a La Spezia ed ebbi modo di cercare un vestito di carnevale da indossare quella sera. Trovai una tuta mimetica che era appartenuta a mio zio, la provai e, devo dire, che sembrava fatta apposta per me.
La sera della festa arrivai abbastanza puntuale: non ricordo precisamente quante persone c’erano e non ricordo nemmeno i loro volti. Ad un certo punto, credo che fossero circa le nove di sera, dalla porta della sala dove mi trovavo assieme agli altri invitati, entrano tre ragazze: si siedono, parlano, ridono e ballano. Nel frattempo anch’io continuo a chiacchierare e a ballare. Ma ecco che, verso la fine della serata, la musica cambia e si formano le prime coppie: allora decisi di invitare a ballare proprio una delle tre ragazze che erano arrivate per ultime. Appena entrate mi aveva colpito la ragazza con i capelli castani: lei non era in maschera, indossava un paio di jeans ed un maglioncino a righe colorate. In quel momento non capii che cosa mi aveva affascinato di lei: la prima impressione che ebbi era di una ragazza semplice, sincera, onesta: insomma la classica brava ragazza. Le chiesi: “Come ti chiami?” Lei rispose: “Amanda.” Quale altro nome più bello poteva mai avere quella ragazza? Quale altro nome poteva somigliare all’innocenza di quello sguardo? Quel nome sconvolse la mia mente nei mesi successivi ed il momento in cui ci siamo visti per la prima volta rimase stampato nella mia memoria come una fotografia.
Dopo quella sera, per un certo periodo di tempo non ci siamo più incontrati. La cercavo tra la gente, cercavo di assaporarne l’essenza tra i luoghi del primo incontro tornandoci più volte, facendo lunghissime passeggiate, sognando di tenerla a fianco, baciarla e dirle tenere frasi d’amore, ma lei non c’era.
Finalmente la incontrai, un incontro inaspettato lungo la strada che porta alla Stazione dei treni. Lei stava tornando dall’Università con il fratello ed io ci stavo andando. Ci guardammo un istante, ma nei nostri occhi si accese una luce diversa. Fu un incontro rapido, fugace ma profondamente intenso. A distanza di qualche tempo seppi che a lei, quando mi rivide, il cuore le batteva forte in petto fino quasi a scoppiare. La stessa cosa era successa anche a me.
Di lì a poco decisi che il sabato e la domenica seguenti non sarei ritornato a La Spezia, ma sarei andato a Messa in S. Caterina, il luogo dove qualche mese prima avevo conosciuto Amanda, nella speranza di trovarla per poterle parlare ancora. Lei era proprio lì, stava cantando nel Coro, e mi sembrava ancora più bella del solito. Uscita da Chiesa, sul sagrato gli ultimi raggi di sole le illuminavano il viso facendolo brillare di una luce straordinaria. Appena mi vide, quasi arrossendo, mi salutò timidamente; io mi avvicinai e parlammo un po’. Decidemmo così di organizzare un’uscita con altri amici la settimana successiva. I giorni passano e finalmente arriva la data stabilita. Quando la vedo, lei è raggiante di gioia ed il mio sguardo si perde nella luce ammaliante dei suoi occhi, che mi lascia quasi senza fiato. Ad un tratto le nostre mani si sfiorano, si toccano, si stringono l’una nell’altra; lei posa il suo capo sulla mia spalla ed io la accarezzo dolcemente; mi sussurra con un sottile filo di voce che non ha mai avuto un ragazzo e che io sono il primo uomo che ha abbracciato oltre a suo padre. Era domenica 8 maggio 1994.
Sono passati alcuni anni, di strada insieme ne abbiamo fatta tanta ed è stata spesso in salita. Abbiamo avuto alcune discussioni, a volte anche importanti: il differente modo di pensare delle nostre famiglie di origine ha sicuramente pesato sul nostro stare insieme, ma ciò che per noi era da salvaguardare da tutti e da tutto era proprio il nostro Amore. Abbiamo avuto dolori, malattie, lutti ma abbiamo avuto anche tante soddisfazioni e tanta gioia e tenendoci sempre per mano, rispettandoci vicendevolmente e soprattutto confidando in quel Dio buono e misericordioso, siamo arrivati fino qui ed insieme abbiamo costruito un pezzetto della nostra vita.
Ora so perché oggi il vedere la neve che cade mi trasmette tranquillità: perché oggi al mio fianco c’è Amanda.
All’improvviso suonano, i miei pensieri tornano alla realtà,… mi affaccio alla finestra, vedo che non nevica più e sulla strada c’è lei, più bella che mai, che tiene per mano i nostri tre splendidi bimbi, Caterina, Lorenzo e Federico, che mi chiedono di andare con loro a costruire un pupazzo di neve. Mi vesto, scendo velocemente le scale, apro la porta d’ingresso e, piangendo, li abbraccio teneramente ringraziando Dio per avermeli dati.

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