mercoledì 17 settembre 2008

OBIETTIVO PROGRAMMATICO DI ALLEANZA NAZIONALE DEL TRENTINO PER LA XIV LEGISLATURA DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO: LA FAMIGLIA.

LA FAMIGLIA

Tradizionale punto di riferimento per la nostra società mai come oggi essa necessità di tutela e di provvedimenti ad hoc per la sua salvaguardia.


Quando si parla di politiche per la famiglia bisogna avere chiaro che ci si sta riferendo alla più abituale forma di politiche sociali in quanto, tradizionalmente, il punto di riferimento del sistema di stato sociale italiano vede la famiglia come propria interlocutrice.

Il primo punto da affrontare è quindi la definizione di ciò che si deve intendere per famiglia, unendo il dettato costituzionale con la tutela legislativa dell’uguaglianza tra figli naturali e legittimi. Quindi per famiglia, a livello di politiche sociali, si deve intendere l’unione stabile tra uomo e donna legati da vincolo di matrimonio o comunque con figli.

Purtroppo in questi anni di governo provinciale di centrosinistra la famiglia è stata intaccata nell’immagine livellandola alle coppie di gay-lesbiche-bisessuali-transessuali (GLBT), con previsione di introdurre politiche sociali e culturali atte a parificare la famiglia tradizionale con queste forme alternative di unioni.
Per questo motivo sarà necessario dimostrare una netta quanto drastica discontinuità rispetto a tali progetti attraverso un più marcato sostegno all’associazionismo familiare, inteso come ganglio fondamentale nella catena del mutuo-aiuto, anche a livello di partecipazione consultiva nelle commissioni che si curano dei processi decisionali, soppiantando in tale riconoscimento le associazioni GLBT. In egual modo è da modificare radicalmente, ridimensionare valutando la possibilità di sopprimere la Commissione pari opportunità.

Le politiche familiari devono muoversi senza alcuna forma di assistenzialismo, mettendo la famiglia nelle condizioni di essere pienamente responsabile della propria condotta. Per questo motivo la linea guida fondamentale saranno aiuti con vincolo d’utilizzo (diritto alla casa, esenzioni da tariffe, borse di studio, buoni mensa…)

Uno degli scopi principali da raggiungere è la tutela dell’unità familiare nei confronti dell’anziano, delle donna e delle madre.

Per quanto concerne gli anziani, è necessario potenziare il servizio di domiciliarità dei servizi socio-sanitari, incentivare l’utilizzo delle strutture semi-residenziali od i circoli ricreativi (a seconda del grado di autonomia) per dare momenti di sollievo alla famiglia in alternativa a forme di tagestachter (è necessario quindi predisporre un ciclo di formazione per gli addetti a tale servizio) e sostenere i servizi di pasti a domicilio. Tutte le agenzie indicate devono essere inserite in una rete tale da poter tranquillamente fungere da sensibile legame per non mettere l’anziano e la sua famiglia nella condizione di essere abbandonati a se stessi.

Uno degli aspetti che più rendono problematica la vita familiare è il difficile coordinamento tra tempi lavorativi e gli impegni della vita privata. Ruolo fondamentale in questo senso è rivestito dalla donna. Solo in relazione a tale aspetto il ruolo della donna è difforme a quello tradizionalmente rivestito dall’uomo.
Per questo motivo è da garantire la priorità per le donne nell’assegnazione di posti a tempo parziale.

Con l’arrivo di un figlio la richiesta di riduzione dell’orario lavorativo aumenta e, quando non trova soddisfacimento, la donna prende in alta percentuale la decisione di dimettersi dal proprio lavoro.
A tutto ciò è da sommarsi il valore della stabilità familiare e dell’educazione dei figli, non più necessitante in toto di strutture esterne oppure di sussidiari appoggi parentali-amicali, considerando pure l’importanza della relazione madre-figlio, soprattutto nei primi 3 anni di vita. Ciò trova un chiaro riferimento di rango costituzionale nell’art. 37, laddove si sancisce l’importanza di normare in modo particolare la presenza delle donne nel mondo del lavoro.
Per questo motivo è importante prevedere degli incentivi alle imprese che pongono in essere possibilità di lavoro flessibile, a domicilio-distanza, parziale per le madri; promuovere forme di mutuo aiuto per la gestione da parte di associazioni familiari dei figli nel dopo-scuola; programmare una forma più flessibile di nidoin famiglia, inteso come servizio situato in una casa con precisi requisiti di qualità che si rivolge ad un massimo di 6 bambini di età compresa tra 0 e 3anni.
È necessaria una rivoluzione copernicana rispetto alle politiche per i bambini nella fascia 0-3 anni, garantendo un consapevole diritto di scelta alle famiglia senza limitarsi ad un superficiale “diritto al nido”, così come definito nella Legge provinciale quadro sulla famiglia: se una madre cittadina italiana con 5 anni di residenza sul territorio provinciale con un figlio di età inferiore ai 3 anni decidesse di tenerlo a casa con sé, potrebbe percepire una quota fissa mensile da quantificare in modo definitivo ma indicativamente di 600 € (cifra definita da una calcolo di compensazione rispetto agli investimenti pubblici mensili per gli asili nido).
Sulla stessa logica si potranno prevedere dei sostegni economici per i familiari che decidono di rinunciare al lavoro extradomestico per seguire il proprio congiunto soggetto ad una grave forma di disabilità.

Il costo della vita è uno dei problemi contro cui le famiglie si devono difendere e la Provincia deve porre in essere delle politiche tariffarie come sconti per le pluriutenze per i servizi comunali, scolastici e di trasporto; una Carta Famiglia per i nuclei numerosi; un intervento per accorciare la filiera agroalimentare; una fornitura nella forma del comodato dei libri delle scuole secondarie superiori per famiglie che si trovino in condizioni di necessità; la nascita di un “Marchio Famiglia” per accreditare e valorizzare quelle strutture – enti pubblici e privati, istituti di credito…- che vogliono promuovere la famiglia con progetti mirati o con interventi di prezzo.

Le politiche familiari sono investite anche da una forte responsabilizzazione nella tutela del diritto alla vita, controllando l’effettiva attuazione della legge sull’interruzione di gravidanza nel garantire la presenza di associazioni all’interno dei consultori familiari e strutture ospedaliere come sostegno alla scelta della maternità. Oltre a questo sarà importante bloccare l’uso della pillola abortiva RU486 nelle strutture sanitarie del Trentino.

Nessun commento:

Posta un commento